Caro Massimo Galli ti spiego perché ieri sera hai fatto una pessima figura…

Caro Massimo Galli, so bene che questo non è il tempo delle polemiche, ma ciò che ieri sera, martedì 17 marzo, è accaduto nel corso della trasmissione di Bianca Berlinguer “Carta Bianca” merita un momento di attenzione. Scrivo con lucida fermezza e somma umiltà, uscendo fuori da ogni campanilismo dentro il quale è facile cadere, attorno a ciò che credo avresti potuto fare e non hai fatto: dare un esempio di coesione, d’unità, del collega che incoraggia altri colleghi e non li denigra. Dare contezza della tua saggezza visto che sei stato scelto nel gruppo d’esperti del governo nazionale. E così testimoniare che essere di supporto ad altri colleghi non è poi così difficile nemmeno per te.

E, invece, non hai perso tempo a riportare fuori ciò che avevo già notato di te in forma molto più lieve in altre trasmissioni: quella protervia, la supponenza tipica di chi si crede il primo della classe e non sopporta se c’è qualcuno che riesce a fare meglio di lui perché, magari, è più lesto, più umile o semplicemente più curioso di capire quale possibile via possa esserci per uscire da questo incubo individuale e collettivo. Incubo d’Italia ma anche, prima ancora, della Cina. E poi di altri Stati europei o degli Stati Uniti per restare ancorati solo ad una parte del mondo occidentale.

Che poi il presenzialismo e la visibilità possano nuocere e far perdere il limite del proprio senno a molti è noto a tutti. Accade ancora di più quando si è parte di una comunità medico/scientifica in un momento in cui il mondo vive un dramma collettivo rappresentato da un virus (che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale) che nessuno conosce e nessuno ancora riesce a debellare. Così, con questo breve articolo, ho pensato fosse utile, per te, per noi, per Paolo Ascierto, ma, soprattutto, per tutti coloro che stanno soffrendo negli ospedali in queste settimane, aspettando una cura efficace che possa alleviare la sofferenza, capire assieme a quali sterili e stupidi luoghi comuni si può arrivare. E quale polemica si può montare, in diretta televisiva, senza il minimo garbo nei confronti di un collega medico e dei telespettatori che vi seguivano. Rivedendo il tuo intervento e la reazione sbalordita e muta (persino signorile) di Paolo Ascierto, capirai come la stupida invidia possa far diventare sgarbato e rozzo persino un uomo come te che, essendo nato nella Milano/bene, ed essendo navigato, dovrebbe avere ogni qualità ed ogni aplomb per dire le cose come si dovrebbero dire, per capire che fare squadra in un momento così è molto più utile che fare il protagonista nelle decine di trasmissioni televisive a cui stai partecipando in questi giorni. Te lo suggerisco, con tutto il rispetto che si deve a chiunque abbia vocato la sua vita ad una nobile impresa come hai fatto tu, come ha fatto il mio conterraneo Paolo Ascierto e tanti altri in altri ambiti. Ti suggerisco di rivedere e risentire le tue parole. Osserverai la frenesia della tue mani subito dopo l’intervento di Paolo. Vedrai la tua impazienza a quale grado arriva davanti alla calma serafica offerta dal tuo collega campano che, nato a Solopaca, ha imparato come si agisce nell’ombra per una vita intera. E come ci si muove nella periferia geografica d’Italia quando hai un obiettivo. Qualcosa che noi impariamo da bambini. Da esistenze che, dal primo giorno di vita, ti insegnano il lavoro, il sacrificio, la gavetta. Tu sei nato a Milano e potresti avere, per tua natura, il convincimento di essere più in alto di chi è nato a Solopaca, una piccola comunità operosa di una provincia del sud, famosa per il vino e per i tanti emigranti che sono andati altrove a studiare e a lavorare. Capirai, mi auguro, rivedendo il video, che la tua invidia si tocca con mano e raggiunge livelli tali di provocazione proprio quando dici che ciò che sta facendo al Cotugno/Pascale Paolo Ascierto con altri suoi (e tuoi) colleghi medici e ricercatori lo si fa già da tempo nella tua regione, a Bergamo ed altrove. Vorrebbe allora dire che da tanto tempo in Lombardia vi tenete per voi una faccenda simile e non sentite la necessità di condividerla con il resto della comunità scientifica non tanto per vanagloria ma perché potrebbe essere utile per salvare vite umane o perlomeno alleviare la sofferenza nel resto d’Italia ed altrove? Voglio, invece, solo pensare che ti sia saltato ogni livello di prudenza e di saggezza e che, per reazione, per sminuire un merito altrui tu abbia messo nelle tue parole ogni livore per cercare di offendere non solo un tuo collega che non ha minimamente reagito ma anche chi come lui, con una storia simile alla sua, non andando tutti i giorni in televisione come sta accadendo a te in questo periodo, cerca un modo, una strada, un farmaco per alleviare la sofferenza di chi viene contagiato dal virus.

Senza nessuna offesa personale, ti auguro che rivedere il tuo intervento da Bianca Berlinguer possa evitarti, nelle altre decine di trasmissioni a cui parteciperai in questi giorni, la stessa magra figura che hai fatto ieri. Esemplare metafora del detto popolare secondo cui, forse, con “tanti galli a cantare non spunta mai l’alba”. Una frase che noi usiamo con il dialetto/lingua, molto efficace, delle nostre origini che mi consentirai di riportare qui, data l’assonanza con il tuo cognome, per sdrammatizzare su una triste vicenda nella quale possiamo essere tutti un po’ più nervosi e po’ meno pazienti.

Ti auguro, senza alcun livore, ogni bene e, soprattutto, che tu possa cogliere, davanti a certe cose ed in certe situazioni estreme come questa, non l’impeto della polemica stupida ed inutile ma la saggezza e la necessità di fare squadra, di supportare, incoraggiare per dare, questa volta sì, a Paolo Ascierto e al gruppo che lavora a Napoli, ciò che è di Paolo e del gruppo che lavora con lui. E cioè l’umiltà di cercare a tutti i costi una via d’uscita da questa sofferenza immane, di pensare d’averla trovata e di volerla condividere, da subito, con il resto del mondo. Ecco di seguito il video del tuo intervento con l’augurio di una buona visione.

Un saluto d’incoraggiamento, francesco de rosa

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