Il mio amico Michele Piccolo ha compiuto 75 anni

Ci sono amicizie che accorciano distanze geografiche ed età della vita. Il 3 marzo di quest’anno 2023 il mio amico Michele Piccolo ha compiuto 75 anni. Venti più dei miei. Tre quarti di secolo e di strada fatta per tre torte già pronte e mangiate. Ognuna a contare 25 anni per dividere il totale degli anni vissuti come ha fatto il suo amico Al Bano Carrisi. In ogni caso Michele è l’emblema di un convincimento: che la giovinezza è soprattutto uno stato mentale. Che si può nascere alla periferia della periferia ma ci si può sempre riscattare. Così accade che si può essere vecchi a soli 20 anni e, al contrario, come nel suo caso, si può essere giovani anche a 75. E vi dico perché…


Tra qualche piega di qualche libro letto qualche decina d’anni fa stava scritto che la vera Amicizia è rara. Che non ha mai secondi fini, non ha supremazie perché sa mettere tutto il resto di lato e tutto in perfetto equilibrio. La vera amicizia non cerca mai altro interesse se non il legame che supporta. Sa fare a meno di tutto tranne che del legame di cui si nutre. Sa trovare le parole giuste e quando non le trova sa ascoltare il silenzio come pratica e ricerca d’infinito. Quando penso all’Amicizia che mi lega da anni a Michele Piccolo trovo profetiche quelle parole. Michele il 3 marzo di quest’anno ha compiuto 75 anni e se dovessi raccontare a qualcuno la sua biografia, che pure sto terminando di scrivere in un libro dal titolo “Michele Piccolo, una storia di vita e di lavoro”, direi che lui è fuori schema. Un “ragazzo del 48” che ha messo i suoi progetti di vita davanti ai suoi sogni partendo dalla periferia di una periferia.

Michele Piccolo è un vero underdog (cioè uno partito da condizioni di svantaggio e del tutto sfavorito) in una zona di confine di una provincia soffocata dall’approssimazione, dalla cattiva politica e dalla camorra. Sfavorito in tutte le cose che avrebbe scelto di fare tranne che nella volontà, tenace e possente, di volerle fare. Perché la vita la cambi davvero solo se vuoi cambiarla come la felicità che, se non la vedi, la cerchi dentro di te. Michele Piccolo è uno che la vita l’ha alzata dentro sacchi di un quintale che pure alzava quando, ancora giovanissimo, lavorava con il padre. E l’ha guidata su un tigrotto che ha macinato chilometri e chilometri sopra un’autostrada lungo la quale ho persino realizzato un’altra intervista video fatta a lui questa volta in occasione del suo compleanno speciale. Michele sa che io non baratterei mai la nostra amicizia. Non la barattai sul finire del 2017, quando, messa in difficoltà da spinte improprie ed esterne, decisi di “stracciare” da solo un contratto di lavoro ed uno stipendio che avevo presso la sua azienda pur di poter difendere dove e com’era necessario i miei valori di vita e la nostra amicizia che in quel momento era insidiata. Quella battaglia la persi ma tenni salvi, come mai prima, i miei valori e l’Amicizia che mi lega a lui da decenni. Quando sono rientrato in azienda per lavorare di nuovo assieme a lui abbiamo compreso entrambi che il pregio ed il senso del nostro legame d’amicizia è più forte di tutto.

A 75 anni appena “suonati” assai più di prima si guardano le cose della vita con acume e più profondità. E persino con più leggerezza. Più ancora di quanto in questi anni Michele ha imparato a fare. Facendo tesoro delle lezioni venute da tutto l’ampio e variegato panorama umano che gli è stato e gli sta di fronte. Di chi arriva da lui solo per interesse, per i favori che questi possono avere, per il vantaggio di tenere una porta aperta che Michele tiene aperta anche a coloro che non meriterebbero nulla. E siccome la vita è tante volte un equilibrio fragile, una continua mediazione tra cose e persone opposte, un “compromesso” costante per chi decide di stare al mondo e di fare nel mondo qualcosa di bello, lui continua ad essere com’era e a dare la sua generosa disponibilità mettendo in conto anche i suoi difetti e gli errori che ne derivano. O le numerose astuzie altrui. “Tu falli credere che ci siamo bevuti la finzione, la messa in scena del loro inganno e avrai solo da guadagnarne.” Per il resto sappiamo entrambi che tante volte occorre subire chi si finge leale e non lo è. E far finta di crederci per non fare di ogni giorno uno scontro con tutti coloro che cercano sempre e solo un bene materiale, che vogliono potere sugli altri, un obolo, una sponsorizzazione, un vantaggio personale, uno spazio a colpi di gomito. E ancora. Chi parla della vera amicizia senza sapere nulla di essa.

In questi anni Michele ha “messo in fila” sindaci e aspiranti tali, politici, affaristi, incoerenti servitori dello Stato, venditori di fumo dando spesso loro molto di più di quanto essi meritavano. E sopportato gli “scienziati” di turno che arrivano nella sua azienda pensando di portare novità mondiali, un metodo, un criterio, una professionalità che spesso millantano solo e della quale non conoscono nemmeno l’ombra. Li ha messi tutti in fila Michele con l’arma “disarmante” dell’umiltà e senza mai usare tracotanza. Della sua quinta elementare ne ha fatto una università di vita vissuta. Così è accaduto che i venti anni di differenza che ci dividono si sono annullati in un lampo quando ci siamo scoperti entrambi alunni della vita e di una gavetta che resta nell’animo donando solo un profondo rispetto per gli altri, la totale umiltà ma anche la più profonda fermezza. “Non farsi mai mettere i piedi in faccia da nessuno”. “Non sottostare all’arroganza” di quelli che si fingono miti e non subire per nulla al mondo la destrezza di chi vorrebbe tenerti in pugno. “Non dividere mai il mondo tra il nuovo ed il vecchio, tra il passato ed il futuro perché il vecchio aveva in sé già qualcosa del nuovo ed il futuro ha sempre qualcosa del passato non foss’altro per le radici da cui il futuro viene.

Nell’agosto del 2000, dopo aver sempre rifiutato protezioni politiche, corruzioni e raccomandazioni che mi avrebbero portato in Rai, decisi di partecipare ad un concorso pubblico per ricoprire il ruolo di capo ufficio stampa presso l’Università degli Studi di Siena. Mi disse: “Le soddisfazioni le potresti trovare anche qui se decidi di restare!” E così, persuaso che tutti i concorsi pubblici hanno già i loro vincitori se non sei raccomandato scelsi di restare. Nel 2007 Michele accolse il mio invito ad entrare, assieme ad altri quindici, in una Società d’informazione che misi in piedi dal nulla e chiamai Il Cittadino vocata com’era a generare un mensile a cui in tanti si erano legati per trarre notizie del tutto vere e documentate. Michele Piccolo è uno dei miei pochi concittadini, essendo nati entrambi nella stessa città vesuviana per cui mi sono battuto con passione, di cui in questi anni ho potuto menar vanto: per quel che ha fatto e per la tenacia con la quale si è forgiato dentro le pieghe del suo lavoro. Lontano, come da sempre lo sono stato io, da ogni tipo di protezione o di vantaggio sin da quando tutto il suo percorso ebbe inizio dalla fine degli anni ottanta.

Giovane com’è nella testa e nello spirito, credo che il più bell’augurio che io possa fare al mio amico Michele da quest’anno 75enne, del quale mi onoro di lavorarci assieme e, soprattutto, al suo fianco, è quello di dare a se stesso, con sempre maggiore consapevole, la gaiezza dell’essere, il sorriso della vita che vale più di ogni cosa, la forza di una testimonianza seria ed autocritica. Che sappia lodare la sua vita illuminata dal pregio del grande riscatto che in questi anni ha dato al suo percorso e a quello di chi ha creduto e crede in lui, nella sua lealtà, nella serietà con cui ha vissuto finora, nella volontà di mostrarsi sempre curioso ed innamorato della vita e del lavoro che ha scelto di fare. Affinché sia lungo il viaggio che abbiamo davanti e sempre più lieve il peso o la nostalgia che il passare degli anni può portare con sé inevitabilmente. Nel frattempo, condivido con voi l’intervista video fatta il giorno prima di questo speciale compleanno sull’autostrada che, ieri, da Bari ci ha riportato a Napoli.

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